Esteri (giovedì, 9 ottobre 2025) — Nelle ultime ore è emerso un passo cruciale nel conflitto israelo-palestinese: secondo quanto annunciato da Donald Trump, Israele e Hamas hanno siglato un’intesa sulla “prima fase” del piano di pace statunitense. L’accordo prevede lo scambio di ostaggi e prigionieri, il ritiro parziale delle truppe israeliane e l’avvio di una tregua.
di Benedetta Rubini
Tuttavia, il cessate il fuoco entrerà in vigore solo dopo l’approvazione del governo Netanyahu, chiamato a votare in serata. Solo dopo tale ratifica le clausole dell’accordo potranno attivarsi. Tra le reazioni, spicca quella del ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich, figura di estrema destra, che ha annunciato che il suo partito voterà contro l’intesa. Smotrich ha definito l’accordo pericoloso, temendo il rilascio di prigionieri che considera “leader del terrore” pronti a nuove aggressioni.
L’ “accordo della prima fase” non mette però fine alle questioni più delicate: rimangono aperti i nodi relativi al disarmo di Hamas, al futuro assetto politico di Gaza e alle responsabilità per la distruzione che ha colpito il territorio in questi anni. Il mondo osserva con cautela: da una parte, famiglie e opinione pubblica sperano che i 48 ostaggi ancora trattenuti nella Striscia vengano liberati rapidamente; dall’altra, gli ostacoli politici interni ad Israele rischiano di rallentare o vanificare l’intesa.
Last modified: Ottobre 9, 2025




